NON NE RIMARRA' UNO
Bali, Indonesia
gennaio 20..
cinque mesi circa prima de ‘Le memorie perdute di Kori’
Occhi neri socchiusi. Attenti.
Immobili.
Capelli scuri, tirati
all’indietro.
Una pallina antistress rimbalzava
da una mano all’altra. In continuazione. Senza fermarsi
sul palmo per più di un secondo.
Il sole non era ancora sorto e la
stanza era unicamente illuminata da una luce puntata
contro il muro.
Alexander Armstrong, 37 anni, era
abituato a non dormire più di tre ore a notte e negli
ultimi mesi l’arazzo che aveva di fronte era diventato
la sua ossessione. Foto, avvistamenti, spostamenti,
indizi, soffiate.
Tutto quello che lui e la sua
squadra avevano raccolto in quel lasso di tempo era
racchiuso lì, in quell’immensa istantanea che raccontava
la vita e i contatti dell’uomo che, da quando era stata
attaccata una base Usa in Afganistan, era diventato il
nemico numero uno del suo Paese: l’inglese di origine
pakistana Karim Usman Malik.
La pallina si muoveva sempre più
veloce tra le mani di Alex, come per convincersi che
questa volta non avrebbero fallito. Questa volta lo
avrebbero stanato. Questa volta erano davvero ad un
passo dal porre fine a quella missione per cui chiunque
lì dentro aveva rinunciato a qualcosa di importante
della propria vita. E anche di più.
Erano arrivati a Bali la sera
precedente e si erano sistemati in un bungalow, messo a
disposizione da Sir Arthur Cole, agente di collegamento
della MI6 di stanza in Indonesia da quattro anni.
Il blitz era previsto per quella
notte.
E un giorno poteva essere molto lungo e molto corto allo
stesso tempo.
Fermò la pallina e la lanciò in
un ipotetico tiro da tre nel punto esatto dove aveva
immaginato fosse il canestro. Nato a Wichita, aveva
studiato legge alla University of Kansas ed aveva fatto
parte della squadra di basket di KU, una delle compagini
universitarie più in vista del circuito NCAA.
Non che fosse molto alto. Al
contrario. Poteva definirsi decisamente un uomo nella
media. Giocava nel ruolo di playmaker, perché già allora
aveva una visione d’insieme, capace di prevedere come si
sarebbero spostati i suoi compagni. Ed aveva una
velocità di gambe notevole ed un’ottima capacità di
salto. Oltre ad una tendenza alla disciplina quasi
maniacale, che lo faceva sempre essere il primo ad
entrare in palestra e l’ultimo ad uscirne. Tutte qualità
che aveva ancora. Anzi, che aveva affinato nell’esercito
prima e con il servizio nella CIA poi.
In quei mesi aveva viaggiato per
mezzo mondo, passando per Parigi, Firenze, Baku, Shangai
e Ceylon. Ma in nessun posto aveva mai smesso di
allenarsi almeno un’ora al giorno.
(segue...)
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