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 Terzo Prequel - COME UN LEONE

 

COME UN LEONE   
 


Roma, Italia
Ultimo venerdì di luglio 20...
Undici mesi circa prima dell’Ottavo Incarico

 

“No. Non è ammissibile. Non puoi restare a Roma con questo caldo”, proruppe al telefono Fulvio Crepaldi.

“Nessun problema”, alzò le spalle Sabrina Serafini controllando il frigorifero e non trovando niente che l’attirasse. “Il viaggio da mia madre è rimandato di una settimana. E forse troverò il tempo per mettere un po’ a posto”, si passò il cellulare da un orecchio all’altro valutando se prendere o no una pesca. “E’ da così tanto tempo che rimando che sono tutta sottosopra”.

“Vuoi scherzare? I week-end d’estate sono fatti per divertirsi e staccare la spina. Non per lavorare”, Fulvio picchettava con le dita sopra al suo computer. Una bottiglietta d’aranciata quasi finita. Un bloc-notes con cancellate tutte le parole segnate. Un articolo appena mandato al direttore. “A me chiamano stakanovista, ma tu sei molto peggio”.

“Ora non esagerare!”, prese in mano la pesca, la valutò superficialmente e la passò infine sotto l’acqua fredda.

“Quando è l’ultima volta che ti sei presa una vacanza? Una vacanza vera?”, la sfidò Fulvio.

“L’anno scorso”, iniziò a sbucciare la pesca.

“I viaggi da tua madre non contano. Quando hai veramente staccato la spina?”.

“Ora dimmi perché non contano, scusa?”, si divertì Sabrina.

“Senti. Prepara un bagaglio. Poche cose. Pigiama. Costume. Un cambio. Sono da te tra un’ora”, tagliò corto Fulvio spegnendo il computer.

“Non dire assurdità”.

“Sono serissimo. E fatti trovare pronta”.

“Io non vengo da nessuna parte”, protestò Sabrina. “Per andare dove, poi?”.

“Al mare. E non ti preoccupare. Ti faccio tornare entro domenica sera. Così per lunedì sarai regolarmente al lavoro”, finì l’aranciata.

“Ma no. Posso stare tranquillamente a casa”.

“Stai perdendo tempo. Preparati. Quando arrivo non ammetto ritardi”, afferrò la giacca leggera e salutò con la mano un collega.

“Un’ora è troppo poco”.

“E allora non restare al telefono”, e Fulvio attaccò.

Sabrina rimase a fissare attonita la sua pesca appena sbucciata.

Trent’anni, capelli scuri appena sopra le spalle, occhi vivaci, non poteva considerarsi una bellezza. Dal carattere mite e preciso, difficilmente catturava l’attenzione di chi non avesse la voglia di approfondirne la conoscenza. Anche nei romanzi una ragazza come lei veniva spesso relegata a ruolo di ‘spalla della protagonista’, o almeno questo era quello di cui si convincevano, erroneamente, le amiche che aveva accanto.

Qualora, infatti, qualcuno si fosse spinto anche solo a scambiare una breve conversazione con lei, scopriva facilmente una ragazza pronta e attenta, capace di analizzare velocemente qualsiasi avvenimento e di programmare all’istante le situazioni di maggior emergenza. Per questo il suo capo, l’ispettore Unesco Mauro Cavalieri, la riteneva, assieme a Jacques Gibert, il suo alleato più prezioso nel corso delle sue missioni in giro per il mondo e le affidava ciecamente l’organizzazione di ogni trasferta.

A questo si aggiungeva un forte romanticismo, che la faceva commuovere di fronte ad ogni storia d’amore, e una punta di umorismo, che da una mente poco attenta poteva essere scambiata per autodifesa mentre era solo sintomo di un intelletto estremamente arguto ed una capacità rara di distendere le tensioni spesso impercettibili ai più.

(segue...)


Per ricevere il racconto completo di 'Come un leone' scrivi a info@ilmondodimauroelisi.it.

 

 

 

 

 

 

 

 

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