Il Mondo di Mauro & Lisi

 

 

Premio Speciale 'Gli amici di Lisi e Kieran' al concorso letterario 'M&L a Roma'
 

HANNO RUBATO IL COLOSSEO!
 

di Carlotta Bernardini
della Scuola Elementare "Principessa Mafalda"

I Capitolo
Al ristorane

A Roma era il giorno di Pasqua e Mauro, Kieran e io avevamo deciso di festeggiarlo insieme in un ristorante vicino al Colosseo.
“Mi passi il sale?”, chiesi a Kieran, guardando la luna piena delle 22,10.
“Eccolo Lisi” mi disse lui, porgendomi la saliera. La capovolsi e il suo contenuto finì sulla mia bistecca.
Ero così felice di trascorrere la Pasqua con Mauro e Kieran ma mi pareva strano che Di Belardino, il capo di mio fratello Mauro, non avesse nessuna missione da assegnargli.
Comunque, se vi siete dimenticati che lavoro fa quello “zuccone” di mio fratello, ve lo dico subito: è un ispettore dell'UNESCO.
Insomma, dopo bistecche, insalate e abbacchi, eravamo finalmente arrivati al dessert.
Quest'ultimo consisteva, per me, in un gelato al cioccolato.
Mentre aspettavo impaziente il mio gelato, notai che dalla borsa che Kieran porta sempre con sé usciva la carta di un uovo di Pasqua.
Stavo già immaginando la sorpresa, quando i miei pensieri furono interrotti dalla voce squillante della cameriera del ristorante “Cacio e Pepe”, Cindy Liù, una ragazza dai lunghi capelli biondi e dagli occhi azzurri come il cielo che portava al dito un anello d'oro bianco con incastonato uno smeraldo.
Cindy chiese con voce frettolosa: “Di chi è il gelato al cioccolato?”.
“Mio” risposi. Lei me lo mise davanti e se ne andò, sempre con fare sbrigativo.
Il che era molto strano, perché il ristorante chiudeva alle 2,30 e non erano ancora le undici. E poi i tavoli occupati erano due: il nostro e quello al quale erano seduti cinque tipi con cui Cindy sembrava avere buoni rapporti.
Ero di nuovo immersa nei miei pensieri “pasquali” e non mi accorsi che Mauro stava cercando di dirmi qualcosa.
Solo quando sentii un urlo nell'orecchio, mi voltai verso mio fratello e gli dissi: “Che vuoi?”. “Senti Lisi”, mi rispose lui, “io non ho chiesto il dessert, perciò vado a fare una passeggiata fuori, ci vediamo fra dieci minuti”. Così dicendo si alzò e uscì.
Io e Kieran rimanemmo da soli e lui mi disse: “Sai cara, quando mangi sembri un animale”. “Ah, davvero!” risposi io con tono di sfida, “e tu quando mangi sembri un orco, anzi gli assomigli proprio”.

II Capitolo
La scossa

Mentre io e Kieran “litigavamo”, insultandoci scherzosamente, io continuavo a mangiare e quando arrivai al mio diciannovesimo cucchiaino di gelato (era una coppa da un chilo...) invece di mettermelo in bocca lo feci finire sul mio vestitino bianco.
“Oh no!” dissi disperata. Tenevo tanto a quel vestito, un regalo di Agla e Rebecca, le mie migliori amiche.
“Ma l'hai studiato l'apparato digerente a scuola?” mi disse Kieran. “Perché?” chiesi io scocciata. Lui rispose: “Perché il cibo si mette in bocca ed è il primo passaggio della digestione”.
“Guarda che è stata una scossa a farmi sobbalzare” ribattei io. “Aiuto c'è un terremoto!” mi canzonò lui ma a quel punto il pavimento si mosse ed io stavo per andare a sbattere contro lo spigolo di un tavolo vicino quando mi prese al volo.
Terminata la scossa, ringraziai il mio salvatore ma improvvisamente mi venne un terribile pensiero e dissi a Kieran: “Pensi anche tu quello che penso io?”.
“Mauro!” gridammo in coro con tono preoccupato.
Ci precipitammo fuori dal ristorante e vedemmo Mauro disteso a terra.
Corremmo in suo soccorso ma, una volta arrivati vicino a lui, ci disse:”Presto, chiamate Di Belardino!”.
“Perché?” chiedemmo.
“Perché una parte del Colosseo è crollata!”
“Qual è il numero?” chiese Kieran.
Mauro ce lo dette e io lo digiatai sul mio cellulare.
“Signore” dissi quando sentii Di Belardino rispondere “sono Elisabetta, la sorella dell'ispettore Mauro Cavalieri”.
“Ah sì! Mi ricordo di te. Come stai?” chiese lui.
“Bene, grazie. La chiamo per una cosa urgente: una scossa di terremoto ha fatto crollare una parte del Colosseo. Venga subito!”.
Lui rispose preoccupato: “Vieni tu nel mio ufficio e vedremo immediatamente cosa fare”.
Non feci in tempo a dire che mio fratello probabilmente aveva qualcosa di rotto e che doveva andare all'ospedale, che Di Belardino riattaccò.

III Capitolo
Vero o falso?

Portammo mio fratello in ospedale anche se lui continuava a dire che stava benissimo.
Eravamo in sala d'attesa da due ore quando finalmente vedemmo in lontananza un dottore alto, magro e di mezza età che si avvicinava.
Si chiamava Nelson Bigbi e aveva un'aria da cane bastonato (scoprimmo in seguito che dietro quel camice bianco e freddo si celava un cuore pieno di umanità..).
Ci accompagnò nel suo studio e fece stendere mio fratello sul lettino.
Iniziò a esaminarlo e dopo mezz'ora disse: “Devo mettere il gesso alla gamba del malato e fare altri accertamenti. Dovrà restare in ospedale per qualche giorno”.
Poco dopo io e Kieran accompagnammo Mauro nella sua stanza.
“Fratellone” gli dissi io “Stai tranquillo, andremo noi a parlare con Di Belardino”.
“Va bene” disse Mauro “Spero solo che non me ne debba pentire”.
Arrivati all'ufficio di Di Belardino, questi ci chiese con tono preoccupato: “Dov'è l'ispettore Mauro Cavalieri?”.
“Mio fratello è ricoverato all'ospedale San Camillo” risposi io “Ma non si allarmi; si è solo fratturato una gamba”.
“E adesso io con chi devo parlare?” ci chiese.
Io e Kieran rispondemmo in coro “Con noi!”.
“Con voi?”.
“Certo in passato, come lei ben sa, abbiamo già aiutato mio fratello”.
Di Belardino, ripresosi dallo stupore, ci informò che secondo quanto aveva scoperto, la scossa di terremoto non si era sentita in tutti i quartieri di Roma.
“Così”, ci disse, “prima che voi arrivaste ho preso contatti con una sismologa, per esaminare il terreno vicino al Colosseo”.
Di Belardino fece entrare Tania Roy, la sismologa, che era una bella ragazza con lo sguardo profondo e i capelli castani e mossi.
Fatte le presentazioni, non perdemmo un minuto di più e tutti insieme (tranne Di Belardino che ci salutò e ci disse di tenerlo informato) ci recammo al Colosseo.
“Ho finito” disse Tania dopo due ore di rilevamenti.
“Che cosa hai scoperto?” chiese Kieran impaziente.
“Che il terremoto non era naturale ma artificiale. Ecco perché si è avvertito solo da queste parti. E' un falso sisma”.

IV Capitolo
La metropolitana

“Come è un falso sisma?” chiedemmo io e Kieran in coro.
“Proprio così!” rispose Tania “qualcuno ha provocato un terremoto. Il terreno si è mosso e dopo cinque minuti si è fermato. Forse è stato il treno della metropolitana, che passa sotto il Colosseo, a provocare quella scossa. Dovremmo chiedere al conducente del treno”.
“Sì, andiamo a chiedere notizie”, disse Kieran con entusiasmo, perché è sempre felice quando si tratta di investigare.
Il signore al quale chiedemmo informazioni si chiamava Andrea Chilo e guidava il treno della metropolitana che portava al Colosseo da più di trent'anni.
Era basso e aveva il viso rosso, mi ricordava uno dei sette nani.
“Signor Chilo”, chiese Tania, “un treno potrebbe causare una scossa di terremoto e distruggere il Colosseo?”.
Lui ci rispose: “Certo! E sarebbe proprio ora che quella massa di rottami cadesse!”.
“Grazie” rispose Tania un po' indispettita dopo la frase del signor Chilo.
“Forse è stato proprio lui” dissi io.
“A proposito” chiese Tania “dove è finita la parte del Colosseo che è caduta?”.
Kieran rispose: “Guardate lì! Un gruppo di operai la sta portando via”.
Ci girammo tutti e due verso il punto indicato da Kieran e vidi i cinque tipi che si erano intrattenuti amichevolmente con Cindy Liù al ristorante “Cacio e Pepe”.

V Capitolo
La banda

Kieran e Tania mi proposero di andare a mangiare qualcosa ma io mi rifiutai.
Volevo seguire da sola i cinque operai perché non me la raccontavano giusta.
Salutai Kieran e Tania dicendo che avevo un impegno e, quando li vidi allontanarsi, mi diressi verso il camion dove gli operai stavano caricando la parte del Colosseo che era caduta.
Vi chiederete a questo punto perché non avessi raccontato a Tania, e soprattutto a Kieran, dei miei sospetti.
Semplice! Non volevo mettere in pericolo la loro vita (bastava la mia...).
Con i cinque operai c'era anche un sesto uomo.
Lì per lì mi sembrò Andrea Chilo ma cambiai idea quando vidi un anello d'oro bianco con incastonato uno smeraldo al dito dell'uomo.
“Ma quella è Cindy Liù”, dissi fra me e me, “si è travestita da uomo. Molto, molto strano...”.
Presi la moto che avevo parcheggiato vicino alla stazione della metropolitana e seguii il camion.
Ad un certo punto, però, la mia moto finì su una macchia d'olio, persi l'eliquilibrio e caddi in terra, per fortuna senza un graffio.
Intanto, il camion degli operai si dirigeva verso il Circo Massimo.
Delusa, tornai da Tania e Kieran che mi aspettavano in un pub ma non raccontai loro quello che mi era successo.
Mentre tutti e tre sorseggiavamo un'aranciata, Tania, che oltre ad essere una sismologa aveva studiato storia dell'arte, ci raccontò qualcosa di più sulla “ottava meraviglia del mondo” (sto parlando del Colosseo...).

VI Capitolo
L'ottava meraviglia del mondo

Il Colosseo fu iniziato da Vespasiano nel 72 d.C., inaugurato da Tito nell'80 e rifinito da Domiziano qualche anno dopo.
“Lo sapete” ci disse Tania “che è alto 57 metri e la sua ossatura è di calcestruzzo e di laterizi?”.
“Per il rivestimento esterno” continuò la sismologa “si calcola che siano serviti 100.000 m3 di travertino e 300 tonnellate di ferro. Le gradinate della cavea erano suddivise in tre gruppi principali: il podium, l'ordine di mezzo (riservato ai cittadini romani) e la summa.
Dalle parole della nostra nuova amica scoprimmo che l'anfiteatro era stato danneggiato nel corso dei secoli da ben tre terremoti: nel 1231, nel 1255 e nel 1349.
“Ma il suo vero nemico”, ci spiegò ancora Tania, romana di sette generazioni, “fu il piccone dei vandali. Nonostante tutto, però, il nostro Colosseo è arrivato sino a noi ed è ancora l'ottava meraviglia del mondo.

VII Capitolo
L'arresto

Il giorno seguente, dopo un sonno agitato, pieno di incubi e di rimorsi, decisi di rivelare a Tania e Kieran quello che avevo visto e che Andrea Chilo non c'entrava niente con la faccenda del Colosseo.
Non potevo davvero tenerli all'oscuro anche se mi ero preoccupata della loro incolumità: Kieran era il mio migliore amico e Tania si era rivelata una impagabile alleata!
“Ho scoperto” dissi loro “che è stata Cindy Liù, aiutata dai cinque tipi che io avevo già notato al ristorante “Cacio e Pepe”, a provocare il finto terremoto e a rubare un pezzo del Colosseo. Come ci ha detto ieri Tania, una piccola porzione dell'anfiteatro vale centinaia di migliaia di euro. Appena sono riuscita ad alzarmi, dopo essere caduta con la moto, li ho visti che si dirigevano verso il Circo Massimo. Sospetto che abbiano passato la notte là, probabilmente perché stamattina dovevano incontrarsi con qualcuno per i loro loschi affari. Forse sono ancora lì. Andiamo!”.
Così tutti e tre ci recammo al Circo Massimo e, come ci aspettavamo, vedemmo Cindy Liù e la sua banda che stavano consegnando il pezzo del Colosseo, in cambio di una valigetta piena di soldi, ad altri due brutti ceffi.
“Fermatevi” disse una voce alle nostre spalle: erano i poliziotti che Tania aveva avvertito prima di arrivare al Circo Massimo.
I malviventi non opposero nessuna resistenza e i poliziotti misero le manette a Cindy e ai suoi complici e li portarono al commissariato dove li seguimmo anche noi.
Qui trovammo pure Di Belardino che mi disse: “Ben fatto Elisabetta Cavalieri, sei proprio in gamba come tuo fratello. Bravi anche a voi Tania e Coeran”.
“Kieran, signore”, ribatté con cortesia il mio amico.
“Spiegate e confessate”, disse rivolto a Cindy e ai suoi compagni il Commissario Luca Sullattenti, che sembrava più un professore che un commissario, con i suoi occhialetti tondi e la barba folta.
Dopo mezz'ora di tentativi finalmente Cindy, persa ogni resistenza, cominciò a confessare.

VIII Capitolo
Ora sì che è tutto chiaro!

“Abbiamo rubato un treno della metropolitana e siamo passati dieci volte sotto il Colosseo per provocare la scossa. Il giorno dopo abbiamo rubato la parte del monumento che era caduta”.
“Aspetti Commissario, qualcosa non quadra!”, dissi io.
“Cosa?” mi chiesero tutti i presenti in coro. “Ecco”, spiegai, “Cindy e gli altri quando è arrivata la scossa erano con noi al ristorante..”.
In quel momento entrò un poliziotto e disse al Commissario: “Signore, abbiamo scoperto che gli uomini della banda hanno tutti dei fratelli gemelli: ecco come hanno fatto a non destare sospetti”.
“Era proprio quello che sospettavo!” replicai io.
A quel punto il Commissario Sullattenti mi interpellò: “Elisabetta, non hai mai pensato di entrare in polizia quando sarai un po' più grande?”.
Io diventai tutta rossa e forse per la prima volta in vita mia rimasi senza parole.

IX Capitolo
I regali

Erano passati dieci giorni dal “furto del Colosseo” e Mauro era tornato a casa dall'ospedale.
Invitò me, Kieran e Tania (che, con suo grande dispiacere, declinò l'invito perché doveva partire per il Giappone dove c'era stato un terribile terremoto) a pranzo, con la promessa che avremmo cucinato noi.
Il 'ragazzo verde' chiese a Mauro: “Cosa ti andrebbe da mangiare dopo lo “squisito” cibo dell'ospedale?”.
Mio fratello rispose: “Un po' di pasta al pomodoro andrà benissimo”.
Era ancora un po' abbattuto perché il dottor Bigbi gli aveva detto che avrebbe dovuto portare il gesso e stare a riposo ancora per qualche tempo.
Sotto sotto sapevo, però, che era molto orgoglioso di me e di Kieran.
Mentre mangiavamo, Kieran mi disse: “Ti devo dare una cosa”.
“Anch'io”, risposi.
Kieran tirò fuori dalla sua borsa quel famoso uovo di Pasqua che avevo visto la sera in cui questa avventura cominciò.
Dentro c'era una collanina con un cuore. Chissà che cosa mi voleva dire...
Kieran, invece, trovò nel suo un bellissimo paio di occhiali da sole.
Mentre ci ringraziavamo a vicenda e Kieran mi guardava in modo strano, Mauro chiese: “E a me?”.
Allora io risposi:”Già è tanto che ti abbiamo risolto il mistero, che vuoi di più?”.
 

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